Imago Ricerche di psicoanalisi applicata

Indice


I Premessa
Otto Saurer, Assessore alla Sanità e al Servizio sociale
pag.
VI
VII

II Premessa
I curatori

VIII
IX
Sigmund Freud
"Il sogno dell'iniezione a Irma"
XII
XIII
Introduzione - Einleitung
Marco Conci
Francesco Marchioro
XVII
XXVII
Relazioni / Referate  
Carlo Bonomi L'interpretazione del sogno di Irma 3
Ernst Falzeder Ferenczi Freud und eine Analyse ohne Ende 23
Maria Cristina Bacchetta Sueño y estrategia de un analisis 33
Giampaolo Lai Il labile sogno di normalizzare il caos 43
Hans Jörg Walter Eine Lektüre der "Traumdeutung" Freuds 59
Mauro Mancia Il sogno: un percorso da Fred ai nostri giorni 75
Aldo Carotenuto Il sogno: Jung e il caso Irma 89
Silvia Vegetti Finzi Freud e il Signore assoluto 97
Pier Aldo Rovatti Il paiolo bucato 117
Karl Stockreiter
Traumrhetorik: Kunst der Rethorik, Rethorik der Kunst
123
Comunicazioni - Mitteilungen  
Maria Luisa Tricoli Il sogno dell'interpretazione 143
Salvatore Zipparri La psicoanalisi come disciplina ermeneutica 147
Guglielmo Albarella L'enigma dell'interpretazione 153
Ines Susana Herrera Freud and Borges:
two names for the enigma of dreams
157
Rossana Braido, Raffaella Ferrari Alcun interrogativi 163
Terenzio Formenti Sogno e psicodramma 167
Testi "Sogno e segni"

Texte "Traum und Zeichen"

 
Salomon Resnik Le mani di Schiele 173
Helmut Paulus Psychoanalyse und Kreativität 181
Goriano Rugi Anatomia del grido 195
Markus Vallazza Der Traum und die Zeichen 207
Autori / Autoren 211

 Copertina / Buchdeckel: Markus Vallazza, (Bozen) pittore / Maler

INTRODUZIONE- I - L' INCONSCIO IN-SEGNI IN SOGNI

 Francesco Marchioro

La copertina (Markus Vallazza, pittore, Bolzano)Se possiamo ritrovarci per la seconda volta (dopo "Totem e tabù - Psicoanalisi e religione" nel 1993) qui, a Collalbo e a Bolzano, lo dobbiamo soprattutto alle Relatrici e ai Relatori che ci proporranno una loro rilettura e analisi de L'interpretazione dei sogni, secondo la loro esperienza clinica e ricerca teorica, interdisciplinare.

Contemporaneamente, un grazie va rivolto agli enti pubblici e ai privati che ancora una volta hanno offerto collaborazione e sostegno alla iniziativa di Imago Ricerche. Eguale stima e interesse è dimostrato dai molti e attenti partecipanti, direi amici ormai, dalla stampa e dai mass-media che hanno colto l'importanza di questo Congresso internazionale.
Nel rileggere l'opera freudiana, non può passare sotto silenzio una collaborazione particolarissima e unica nella storia della psicoanalisi. Alludo al generoso e sapiente lavoro prestato da Otto Rank nelle stesure de L'interpretazione dei sogni successive all'edizione del 1900.

<<In una mente creatrice l'intelletto ritira le sue guardie dalle porte e le idee irrompono pêle-mêle>> (Schiller): ecco una delle molteplici ed argute aggiunte1 che O. Rank suggerisce all'opera fondamentale di S. Freud, sin dalla seconda edizione (1909) della stessa. E che fossero moltissime lo testimonia l'annuncio di Freud che, nel rispondere agli elogi e alle osservazioni critiche rivoltegli da C. G. Jung, confida2 all'amico zurighese: <<Questo libro [L'interpretazione dei sogni] non dovrà essere ripubblicato, bensì sostituito con uno nuovo, per il quale raccoglierò materiale con l'aiuto di Rank nei prossimi tre-quattro anni: io esporrò il sogno presupponendo, o eventualmente comunicando, i risultati della teoria delle nevrosi, mentre Rank si dedicherà alle relazioni letterarie e mitologiche.>>

Il progetto di una tale nuova opera sui sogni (che anche E. Jones ricorda3 ), più ampia e completa della precedente, pur non trovando una sua specifica realizzazione, sfocerà per Rank nella stesura degli scritti Un sogno che interpreta se stesso (1910), Sogno e poesia (1914), Sogno e mito (1914), e per Freud in un vasto rimaneggiamento, con la collaborazione di Rank, della sua opera inaugurale sul lavoro onirico, con l'aggiunta dei due ultimi saggi rankiani in appendice al VI capitolo, dalla quarta alla settima edizione (cioè dal 1914 al 1922, ma praticamente fino al 1930, data dell'uscita dell'ottava edizione). Infatti, dopo averne curato nel 1911 la terza edizione4, con <<la scelta delle aggiunte e la revisione delle bozze di stampa>>, il giovane Rank nel 1914, in occasione della quarta edizione dell'Interpretazione dei sogni, <<ha arricchito il testo di due contributi autonomi>> cioè: Sogno e poesia, Sogno e mito.

Una simile e particolarissima collaborazione resterà unica nella storia della psicoanalisi, a testimonianza dell'alta stima e affetto che unisce profondamente i due protagonisti e pionieri del pensiero psicoanalitico. Questa "ospitalità" che il Maestro concede all'allievo-amico rispecchia e in certo qual modo ricambia quella offerta da Rank al saggio freudiano5 Il romanzo familiare dei nevrotici (1908), nel suo6 Il mito della nascita dell'eroe (1909). In una lettera di Freud del 9 novembre 1913, indirizzata a S. Ferenczi si legge7, a questo riguardo: <<Attualmente per me come per Rank è tutto bloccato a causa degli esecrabili preparativi della IV edizione dell'Interpretazione dei sogni. La lettura di tutto quel guazzabuglio è una dura punizione>> e qualche giorno dopo: <<Ogni ora libera appartiene all'Interpretazione dei sogni, il che è molto penoso e fastidioso. Se non ci fosse Rank, non inserirei niente di nuovo.>>

Molti sono i lavori rankiani (citati e ripresi a piene mani da Freud8 nel suo capolavoro) tra il 1911 e il 1914 che intraprendono il cammino della ricerca lungo la via regia dell'inconscio, come: Esempio di un sogno edipico mascherato; Dimostrazioni di fantasie di salvataggio; Sogni da stimolo dentario; Impulsi sessuali attuali quale causa del sogno; Stratificazione dei simboli nel sogno di risveglio; Una forma sconosciuta di sogno edipico; La fantasia di nascita e di liberazione nei sogni e in poesia; Atto mancato e sogno. Ciò a conferma sia della fondatezza del progetto, ricordato all'inizio, di un'opera nuova, a due mani (Freud-Rank), sull'arte dell'interpretazione onirica, sia dell'importanza che subito Rank riconosce a9 <<quel nuovo contributo alla psicologia che sorprese il mondo appena venne pubblicato.>>
Poeticamente recita Shakespeare: <<Noi siamo della stessa materia di cui sono fatti i sogni>>, per indicare la prossimità fra i resti diurni, presenti come elementi del contenuto onirico manifesto o enunciati dalle associazioni del sognatore, e i pensieri latenti del sogno. Anatole France sostiene che i sogni ci propongono i <<residui miserevoli di ciò che abbiamo trascurato durante la veglia; il sogno è spesso la rivincita delle cose disprezzate e il rimprovero degli esseri abbandonati.>>

Nella storia della psicoanalisi la teoria del sogno occupa un posto peculiare, segna una svolta decisiva: con essa l'analisi compie il passaggio dal procedimento terapeutico a psicologia del profondo, da Seelenbehandlung, cura dell'anima, a psychische Behandlung, trattamento della psiche, cioè trattamento a partire dall'animo. Premesso che il sogno è una formazione psichica, l'interpretazione, Deutung, risiede allora nella operazione che ne fissa il senso, Sinn, sostituendo al testo onirico qualcosa, etwas, che s'inserisca nel concatenamento delle nostre azioni psichiche come un anello di grande importanza e di pari valore. L'interpretazione, quindi, è altro rispetto alla esplicazione, Auslesung, ermeneutica; infatti, mentre questa utilizza la metonimia, quella si serve di metafore.

Perveniamo, così, ad un aspetto saliente della teoria del sogno: il simbolismo. Nella tradizione popolare come nella primitiva maniera di interpretare i sogni, il simbolismo10 occupa la parte preminente e più affascinante: dalle antiche Chiavi dei sogni all'epoca di Artemidoro fino alle recenti e moderne indagini sui sogni. Sappiamo che il simbolo è qualcosa, etwas, che sta al posto di qualcos'altro, non è un codice applicabile indistintamente ad ogni evenienza pur di dare un senso alle bizzarrie oniriche. Esso sorge sia dalla capacità immaginativa individuale sia dalle rappresentazioni collettive offerte dall'evoluzione culturale in cui si trova il sognatore. Assume, pertanto, valenze differenti da soggetto a soggetto e da civiltà a civiltà; non si può applicare "meccanicamente" il simbolo al sogno senza incorrere nel pericolo di snaturare e il simbolo e il sogno. Entrambi presentano due facce: quella manifesta (le immagini oniriche) e quella velata, rimossa, ovvero il desiderio (inconscio sì, ma non inconoscibile). Nel Sogno che interpreta se stesso, Rank ammonisce esplicitamente l'interprete e il sognatore a non lasciarsi "sedurre dalla bella facciata" del sogno, ma ad interrogarne la parte nascosta, segreta.

Se, dunque, una simile stoffa intesse il sogno sognato e il sognatore narrante, interpretare corrisponde a diradare il mistero del sogno e accedere all'enigma dello psichico, significa praticare, come scrive Rank, <<un'arte>> particolarissima alla ricerca del sessuale, dell'infantile11 ricostruito, non ritrovato. Si evidenzia, qui, un'ulteriore traccia circa l'origine del sogno: il serbatoio dimenticato e ricco della sessualità infantile, che incessante alimenta la fantasia onirica prestando al teatro del sogno travestimenti, attori, voci e scene. La regia di una simile pièce spetta al desiderio e consiste nel dar veste acquiescente ai pensieri latenti, temperare il sogno manifesto secondo i dettami della ragione dormiente e aggiungere "qualcosa" di ...desiderabile. Solo così il dramma riesce, con il consenso e l'applauso del vasto pubblico: coscienza, stimoli sensoriali, impulsi, motivi mitologici, fiabeschi, ricordi infantili, eventi attuali, resti diurni, rimosso.

L'inconscio, traduttor dei traduttori di desiderio, tra le quinte sorride, ma già s'unisce a nuovi testi, con arte ed orpelli. Nel lavoro di interpretazione assistiamo in più riprese alle progressive stratificazioni del lavoro di scavo e ricostruzione del testo onirico, fino a giungere di volta in volta a nuove significazioni, di fronte alle quali l'arte interpretativa si sofferma stupita, riprendendo ben presto alla ricerca di altre tracce, flebili ma fedeli.

Il sognatore appare, allora, simile a un traghettatore che, con l'aiuto dell'analista, tenta di risalire con rischio e fatica la rotta della notte e trasferire il desiderio del sogno dalla ombrosa e lontana baia della fantasia onirica alla riva vociante della vita personale cosciente; per via contraria, poiché mentre il lavoro onirico consiste nel trasformare i pensieri onirici latenti in sogno manifesto, il lavoro d'interpretazione compie il cammino inverso, dal sogno manifesto al contenuto rimosso. Il sogno, lingua dell'inconscio, traspone i pensieri in immagini visive tramite meccanismi di condensazione, di spostamento, creando quindi un abisso incolmabile tra i pensieri onirici e il sogno, tra la logica dell'inconscio e la rappresentazione onirica. E l'interpretazione è come un fragile "ponte" che tenta di unire il contenuto manifesto (ossia il sogno come appare al sognatore che lo racconta), e il contenuto latente (che è l'elaborazione da parte del sognatore dei pensieri del sogno).

In questo percorso di avvistamento e riconoscimento un ruolo essenziale spetta alle libere associazioni, all'evocazione, al linguaggio metaforico, agli elementi simbolici12, che favoriscono l'emergere nel sogno di una data immagine, di un determinato scenario. Il metodo associativo dilata il racconto onirico, lo riscrive in forma di "romanzo familiare", alla luce di ricordi evocati, di silenzi e negazioni svelati, sviluppandone la trama sugli appunti di una "storia" inizialmente inintelligibile, poi sempre più significativa, dai contenuti personali e filogenetici insieme. Il sogno, infatti, è un modo personale di vivere l'universale umano, una versione particolare del mito di Edipo, una domanda della Sfinge leonina sull'individuo che "diventa" uomo. Leggiamo quanto scrive Rank in Un sogno che interpreta se stesso (un lavoro che presto apparirà anche in traduzione italiana): <<I sogni, lungi dall'essere i "figli di un cervello ozioso" (Shakespeare), possono non solo acquisire un loro senso specifico attraverso l'arte dell'interpretazione, ma addirittura rivelare il senso più profondo della vita dell'umanità e dell'animo umano.>> Fin dagli inizi del secolo la psicoanalisi si è incamminata lungo i meandri della storia umana, le raffigurazioni spirituali dell'uomo, a partire da quella fonte sorgiva e originaria rappresentata da miti e leggende, fantasie e sogni, opere della civiltà e della cultura.

L'affermazione freudiana13 secondo cui <<il sogno è l'appagamento (mascherato) di un desiderio (represso, rimosso)>>, il soddisfacimento di un desiderio <<di solito erotico>> come specifica Rank nell'opera appena citata, apre ai percorsi narrativi della ricerca interpretante, al labirinto della storia del desiderio, al teatro delle passioni. Jean Cocteau suggerisce che le opere dicono più di quello che sanno: rilevare il nesso tra inconscio e produzione artistica, elaborazione secondaria e materiale arcaico, simbolismo onirico e rappresentazioni rimosse, lavoro del sogno e influsso della civiltà, costituisce per la teoria dell'inconscio un compito che, sebbene vada al di là del suo terreno abituale d'indagine (il sogno e il sintomo), lancia linee analogiche, sottili ma promettenti, tra coscienza e fantasia, realtà e creatività. Questo sguardo che la psicoanalisi getta sull'arte, il mito, la creatività, non è dunque atto di presunzione né di usurpazione, bensì influenza di gioiosa scoperta e di stupore, insieme.

Come si parla di lavoro del sogno così si può parlare di lavoro dell'arte, del mito, laddove alla realizzazione di un desiderio individuale si assiste al soddisfacimento storico di un desiderio o alle vicissitudini storicizzate di esso, alla sua rimozione o appagamento. La psicoanalisi "applicata" acquista in tal modo piena legittimità: in mancanza delle associazioni prodotte nel corso della seduta analitica, è lo psicoanalista stesso a cercare queste connessioni, creandole a partire, quasi, dal suo stesso funzionamento conscio e inconscio.

Analogamente al sogno, il mito presenta un contenuto manifesto, da considerare un tutto unitario, e uno scenario complesso, da smontare nei suoi elementi; in entrambi i casi, però, l'interpretazione scopre dei punti nodali, Knotenpunkte, che sviluppano la medesima storia: quella del desiderio inconscio, umano, indistruttibile. Il sogno, come il mito e la poesia, configura uno spazio non familiare, straniero, unheimlich, e accede alla questione14 ontologica fondamentale: <<la posizione dell'uomo di fronte all'immaginario mitico, onirico, filosofico-religioso.>> Il racconto del sogno evoca nella storia della cultura la narrazione mitologica, poiché in entrambi troviamo, velati, sia la storia che il dispiegarsi della spiegazione. Vi sono <<nessi profondi tra le sorprendenti facoltà dell'animo "dormiente" e quelle dell'animo "ispirato">> osserva Rank in Un sogno che interpreta se stesso, e l'interpretazione del sogno, come quella del mito e della creatività, mette in luce la presenza in essi di miti sia personali che universali. Se lo spazio del sogno è composto di esperienze diurne e notturne, metafore e simboli, e la rappresentazione onirica è costituita sul modello del pensiero inconscio, il racconto del sogno è a sua volta trasformazione della scena onirica originale, è drammatizzazione nel transfert: nuovo sogno.

L'inconscio è ciò che dalle lontananze della storia filogenetica e dall'incalzare della vita presente parla alla coscienza con un linguaggio arcaico, incomprensibile, una lingua che mentre descrive gesta e scene enuncia il segreto, il perturbante, l'indicibile. Sognare è raccontare, scrivere è descrivere, ed entrambi sono un modo di ricordare drammi interiori, di svelare il negativo, il nascosto. Ma, nel passaggio dall'attività onirica o di fantasia, al mondo reale o alla scrittura, il raccontare un sogno o lo scrivere un romanzo diventa per il sognatore, e similmente per il poeta, un'opera di trasformazione e di riorganizzazione dell'esperienza fantastica. Se il sogno è appagamento di un desiderio (sessuale) e la scrittura è sapere dell'anima (psichica), allora inevitabilmente sognatore e poeta non proporranno che sogni di sogni, fantasie di fantasie, condivideranno, in questo, un medesimo destino: quello dell'illusione, dell'impossibilità cioè di restare nell'ordine della storia. L'ironia di questa sorte muove le macchine dell'assurdo tempo notturno verso paesaggi inesplorati e temuti, dove ragione non cresce e verità impallidisce, verso sentieri erranti ma non aridi, percorsi affascinanti se avventurosi nel deserto della conoscenza, nelle caverne degli affetti, nel mare delle emozioni.

Da tempi remoti il sogno propone enigmi ed insidia con la sua velatura di nebbia le lucenti vie del pensiero, le solide costruzioni della mente. Di esso nulla si sa nella veglia: né da dove venga, dove conduca, quale ne sia la funzione, la causa, lo scopo, né quali rapporti intrattenga nel suo prodursi con la vita desta, il corpo, l'animo, le fantasie. La pietra d'inciampo sulla via di una sua completa comprensione è rappresentata dall'inevitabile guado che il sogno sognato deve attraversare per esistere come sogno raccontato. In questo passaggio, necessario e fatale, dall'oscura apparizione notturna all'equivoca esistenza diurna avvengono mistificazioni e travestimenti, aggiunte ed omissioni, seduzioni ed abbagli, infiniti.

Alle lontananze delle epoche primitive ed arcaiche ci conducono nella notte i sogni, nella poesia le immagini fantastiche, nel sintomo le paure più irrazionali. Così, similmente alla letteratura e alla malattia psichica, il sogno appare ancor più una moderna, biblica "arca" in cui vengono raccolte e conservate tutte le forme viventi, specie per specie, sopravvissute al progresso della rimozione secolare operata dalla cultura e dalla scienza; e noi, moderni Noè, ci affanniamo ogni notte, fiduciosi e stupiti, al timone di questa mitica arca ritrovata. Secondo Thomas Mann, il mito è <<la veste solenne del mistero>>; le narrazioni mitologiche rappresentano, infatti, il tentativo umano di risolvere l'enigma della nascita e della morte, assumendo così un carattere di eternità, in quanto ci mettono in rapporto con il passato più arcaico ed il futuro sempre arcano.

La lettura di tragedie antiche, come Edipo re, Amleto, rinnova incessantemente il loro potere evocativo, catartico, ne delinea la trama psicologica latente, tessuta di impulsi, desideri, paure, gioie incontenibili. Questi drammi, scritti dalla fantasia di interi popoli, <<sogni secolari della giovane umanità>>, come li ha denominati Freud15, scoprono modi sorprendenti di interpretare il mondo, rivelano i sedimenti del rimosso dalla preistoria alla civiltà16. La potenza del mito guarda la natura, il mondo, come se fosse una ricca cassaforte di cui l'uomo cerca la combinazione, di racconto in racconto, di leggenda in leggenda, di sogno in sogno. Al contrario, la forza della scienza mira all'unità della natura, alla riduzione dello scibile ad una formula geniale che scardini d'un sol colpo quella porta del sapere su cui per secoli ha bussato l'umanità. Il linguaggio scientifico si trova, allora, sempre più in conflitto con ogni tipo di sapere fondato su narrazioni, poiché esse appaiono prodotti di una mentalità selvaggia, arretrata, alienata. Questo misconoscimento della funzione del mito nella formazione dell'uomo costringe l'individuo, conformemente alle parole di Nietzsche, a scavare come un "pazzo" per cercare le proprie radici. Il mito, la poesia, il sogno, contengono frammenti di inconscio collettivo le cui mutazioni investono le stesse evoluzioni dell'umanità: il loro segreto resiste al gioco inesauribile delle interpretazioni e con conscia ignoranza e inconscia saggezza ci interrogano ancora.

I segni dell'esperienza simbolica primordiale continuano ad abitare incompresi sia la costituzione complessa del sapere metafisico-scientifico-tecnico sia le fantasie artistiche e l'attività onirica, regina della notte. Lungo i sentieri della mitologia, delle leggende, della poesia, attraverso l'ascolto della follia, del sogno, del sintomo, la psicoanalisi rintraccia la storia dell'animo, le tappe dell'umana vicenda. Definire il sogno quale "involontaria forma di poesia" (Jean Paul) equivale solo in apparenza a consegnare il sogno nelle mani innocenti dell'aedo, poiché la carrozza del sogno cui il sonno ci consegna la sera procede tra labirinti e castelli, bardata da un nocchiere incappucciato, il desiderio, percorrendo i territori ora angusti ora magnifici di un signore ricchissimo e tiranno, l'inconscio. Di queste scorribande notturne serbiamo al risveglio ricordi pallidi, come i raggi di luna, ma ardenti, come le pire, i falò. "L'indagine di un sogno è un altro sogno", recita un aforisma inglese, a conforto di coloro che stimano la verità della notte e a monito di quanti vorrebbero vedere nel sogno un prodotto della mente. Il sogno, l'opera d'arte, il mito testimoniano un filo d'Arianna, un quadro immaginario, una trama simbolica che il giorno oscura ma non annulla, la notte rischiara ma non illumina, l'interpretazione lambisce ma non cattura.

Allora, tra i bagliori della ragione e le ombre della superstizione, i clamori dei miti e il silenzio dei segni d'artista, il sentiero della teoria e i percorsi dell'interpretazione, balena e debutta una via inusuale, all'ombra della ragione e alla luce dell'inconscio: lo spazio della creazione è senza tempo, ma il tempo è necessario alla creazione17, <<l'interpretazione è il tempo.>> In questa caduta del soggetto "dominatore del tempo", l'analista allude al poeta: nell'allucinazione del sogno risplende la polisemia dell'interpretazione. Accade, quindi, che sullo sfondo dei saggi rankiani sul sogno si percepisca il passo dello psicoanalista che congiunge e disperde tracce di teoria, raccoglie e ricostruisce frammenti di sogno, utilizza l'invenzione fantastica e l'elaborazione metapsicologica, opera una velata autoanalisi e una complessa ricerca clinica.

Nelle pieghe e arditezze interpretative degli scritti sul sogno, Rank coglie l'esperienza del limite, l'applicazione del sapere a confini sempre nuovi ed affini, l'apertura ad orizzonti incerti ma non indefiniti. Nell'interrogarsi sui "confini" della propria ricerca interpretante, s'imbatte18 in uno <<strato dello psichico nel quale il sogno sfocia, per così dire, nella parte più oscura dell'inconscio>> ed affonda nell'ignoto, nell'ombelico del sogno, dove non si sa bene se il fermarsi sia più saggio o più timorato. Se Freud ammonisce19: <<La cosa più difficile è convincere l'interprete principiante a riconoscere che il suo compito non è pienamente concluso, quando egli ha in mano un'interpretazione completa del sogno, [..poiché] oltre a questa, può esisterne anche un'altra, una sovrainterpretazione dello stesso sogno, che gli sfugge>>, il lavoro di Rank Un sogno che interpreta se stesso conferma, pur con la sua puntigliosa analisi dei singoli elementi onirici e l'ottimismo leggibile sin dal titolo, che anche <<nei sogni meglio interpretati è spesso necessario lasciare un punto all'oscuro, perché nel corso dell'interpretazione si nota che in quel punto ha inizio un groviglio di pensieri onirici che non si lascia sbrogliare, ma che non ha nemmeno fornito altri contributi al contenuto del sogno.>>

Così, ripercorrendo le scene oniriche, i fuochi della fantasia secolare, i sentieri dell'arte, luce ed ombra s'inseguono, buio e albori si susseguono, fluendo in labirinti di specchi, in fughe dai giochi imprevedibili, in significazioni fluttuanti. Accogliere l'esperienza dello spaesamento e del ritrovamento significa riscoprire la fonte dell'invenzione emotiva, sondare gli abissi della passione evolutiva, interpretare nel flusso il desiderio del sogno, fra la riva della rimemorazione, il bordo dell'immagine, la deriva dell'onirico. La parola dell'arte, la lingua del sogno e il segno del sintomo non sono che voce del silenzio, dell'amore e del mito che si fa sospiro delle passioni, respiro dell'animo, attraversando lo spazio desertico del significato per esistere ancora come forma memoriale, meraviglia del "dormiente" e dell' "ispirato": fantasia che interpreta fantasia, sogno di sogno.

  Note
1 Leggiamo, in proposito, nei verbali dei Dibattiti della Società psicoanalitica di Vienna (redatti dallo stesso Rank), in data 4 marzo 1908: <<Rank legge un passo di una lettera di Schiller a Körner del 1° dicembre 1788, passo che caratterizza in modo preciso la natura e il significato della libera associazione nel senso freudiano>> (in Dibatti della Società psicoanalitica di Vienna: 1906-1908, Boringhieri, Torino 1973, p. 334). Eccolo, per esteso, ne L'interpretazione dei sogni (p. 105): <<Mi pare che la causa della tua lagnanza stia nella costrizione imposta dall'intelletto alla tua immaginazione. Cercherò di rendere con un paragone un pensiero appena accennato. Sembra che non sia bene, risulti anzi svantaggioso per l'opera creatrice dello spirito, che l'intelletto esamini con troppo rigore, per così dire già alle porte, le idee che affluiscono. Considerata da sola, un'idea può essere del tutto insignificante e molto avventata, ma diventerà forse importante grazie a un'idea successiva; forse, unita in un certo modo ad altre, che possono sembrare altrettanto insignificanti, potrà costituire una concatenazione funzionale. Tutto ciò non può essere giudicato dall'intelletto, se esso non trattiene l'idea fino a vederla unita alle altre.

In una mente creatrice l'intelletto ritira le sue guardie dalle porte, le idee irrompono pêlê-mêlê e solo allora esso le vede nel loro insieme. Voi, signori critici, o qual altro sia il nome che vi date, vi vergognate o temete la frenesia momentanea passeggera, che si trova in tutti i veri creatori e la cui maggiore o minore durata distingue l'artista che pensa dal sognatore. Da ciò le vostre lagnanze di sterilità, perché rifiutate troppo presto e sceverate troppo rigorosamente.>>

Il corsivo è nostro.

2 FREUD, S., Lettere tra Freud e Jung, Boringhieri ed., Torino 1974: lettera di Freud del 17 febbraio 1911.
3 JONES, E. (1953) Vita e opere di Freud, Il Saggiatore, Milano 1962, voll. II, p. 406.
4 FREUD, S. (1899) L'interpretazione dei sogni, in Opere, III, Boringhieri ed., Torino, 1966, pp. 6-7.
5 Id., (1908) Il romanzo familiare dei nevrotici, in Opere, V, Boringhieri ed., Torino, 1972.
6 RANK, O. (1909) Il mito della nascita dell'eroe, SugarCo ed., Milano, 1987.
7 FREUD, S., Lettere tra Freud e Ferenczi, Raffaello Cortina ed., Milano 1993: lettere di Freud del 9 novembre 1913 e del 13 novembre 1913, vol. I, pp. 543, 45. Corsivo mio.
8 L'aggiunta dei due lavori di Rank alla IV edizione dell'Interpretazione dei sogni, l'inserimento di riferimenti, citazioni, esempi di sogni e simboli, informazioni storiche fornite da altri autori (Rank, Stekel, Sachs, Jones, Ferenczi, Marcinowski, ecc.) testimoniano non solo la fecondità della dottrina freudiana sul sogno ma anche la convergenza su di essa da parte di studiosi più diversi, e l'ampia "applicazione" che tale teoria assume in ambiti non strettamente clinici.
9 FREUD, S. (1899) L'interpretazione dei sogni, in Opere, III, cit., p. 9.
10 Vedi, SHARPE, E. (1937) L'analisi dei sogni, Boringhieri ed., Torino, 1981, pp. 46 sgg.
11 PONTALIS, J.B. (1990) La forza d'attrazione, Laterza ed., Bari, 1992, p. 11.
12 FACHINELLI, E., Claustrofilia, Adelphi ed., Milano, 1983, pp. 70-2 n. 1.
13 FREUD, S. (1899) L'interpretazione dei sogni, in Opere, III, cit., p. 154 e n. 1.
14 RESNIK, S., Il teatro del sogno, Boringhieri ed., Torino 1982, p. 205.
E, a p. 216, si legge: <<La rappresentazione del sogno, presenza e drammaticità della scena onirica, contiene le metafore e le forme simboliche che la presenza o l'assenza dell'oggetto determinano.>>
15 In RANK, O. Traum und Mythus, Franz Deuticke Verlag, Leipzig und Wien 1914, (Sogno e mito); mia traduzione. Sia questo saggio come anche Sogno e poesia comparvero in italiano grazie ad una "libera" traduzione (contenuta ne L'interpretazione dei sogni) ad opera di Roberto Bazlen; Astrolabio, Roma 1952.
16 ROLLO MAY, (1991) Il richiamo del mito, Rizzoli, ed. Milano 1992, p. 98.
17 VIVIANI, C., Il sogno dell'interpretazione, Costa & Nolan ed., Genova 1989, p. 75.
18 In RANK, O., Ein Traum der sich selbst deutet, Franz Deuticke Verlag, Leipzig und Wien, 1910 (Un sogno che interpreta se stesso); mia traduzione.
Elogiando Un sogno che interpreta se stesso, Freud scrive: <<Il più bell'esempio di interpretazione di un sogno è forse quello riferito da Otto Rank. (...)Impiegherei qualcosa come un intero anno accademico per guidarvi attraverso un simile lavoro>> (in Introuduzione alla psicoanalisi (1915-17), in Opere VIII, Boringhieri, Torino 1976)
19 FREUD, S. (1899) L'interpretazione dei sogni, in Opere III, cit., pp. 478, 480.

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